Video Lettera Manifesto per la ripartenza della Giustizia Civile
Lettera ManifestoOn.le Presidente del Consiglio;On.le Ministro della Giustizia;On.li Presidenti del Tribunale e della Corte di Appello di Roma;On.le Presidente del CNF;On.le Presidente del COA di Roma;A tutti i ColleghiRoma, 22 maggio 2020 A pochi giorni dalla ripresa delle attività giudiziarie, il nostro punto di osservazione sul settore della giurisdizione civile registra gravi criticità nella amministrazione della giustizia. Il legislatore (DL n. 18/2020 convertito in legge) ha previsto dal 12 maggio al 31 luglio 2020 (di fatto, considerando il periodo di sospensione feriale, deve intendersi fino al 01.09.2020) che i processi civili vengano celebrati con tre diverse soluzioni a seconda dei soggetti (parti, difensori, ausiliari del giudice, testimoni) che necessariamente devono partecipare alla udienza. E precisamente:- art. 83, comma sesto, lettera f): la c.d. “udienza da remoto”, nel caso in cui vi debbano partecipare i difensori e le parti;- art. 83, comma sesto, lettera h): la c.d. “udienza cartolare” quando alla stessa debbano partecipare i soli difensori;- art. 83, comma sesto, lettera g): nei residuali casi, rinvio ad altra udienza da fissarsi a data successiva al 31/7/2020. Stiamo assistendo, invece, ad una serie infinita di rinvii, ad autunno 2020 nella migliore delle ipotesi, se non, nella maggior parte dei casi, direttamente al 2021. Ma non basta, in quanto sono stati oggetto di rinvii anche procedimenti per i quali l’udienza era fissata in periodo successivo a quello c.d. cuscinetto (dal 12.05.2020 al 31.07.2020). Noi avvocati ed i cittadini, inoltre, stiamo subendo le linee guida che ogni singola sezione del Tribunale di Roma e di tutti i Tribunali sul territorio nazionale, stanno inopinatamente adottando. Nessuno ha ritenuto di chiedere agli avvocati di concertare e condividere detti documenti, al massimo ci si è chiesto di avallare decisioni già prese in altre sedi. I magistrati sono diventati tutti legislatori? Tante, troppe linee guida, tanti, troppi provvedimenti unilaterali che di fatto contengono un “nuovo codice di procedura civile” fatto su misura per ciascuna sezione e per ciascun distretto che oltretutto, in molti casi, prevedono nuovi e gravosi incombenti unicamente a carico degli avvocati. Addirittura c'è qualche magistrato che, rinviando l'udienza di trattazione al 2021, avverte i difensori delle parti che se la domanda o le eccezioni si basano “su circostanze di fatto incontrovertibilmente differenti dalla realtà ovvero su principi di diritto contrari alla giurisprudenza stabilizzata della Suprema Corte di Cassazione, comporterà la sua autonoma valutazione in termini di spese processuali ex art. 96 comma III cpc per l'aggravio conseguitone, indipendente dall'esito del giudizio”, altri che hanno considerato inutile la celebrazione dell’udienza di ammissione dei mezzi istruttori decidendo sulle richieste degli avvocati senza avvertirli né richiedere l’invio di note per rendere almeno possibile una forma di contraddittorio; noi avvocati chiediamo invece che si applichi il codice di procedura civile vigente e che siano rispettati i principi costituzionali; noi avvocati vogliamo che le udienze si celebrino davanti a magistrati e non ad arbitratori: la Giustizia deve essere pubblica; noi avvocati vogliamo tornare nelle aule di udienza e se il Covid 19 impedisce l'accesso a quelle “fisiche”, che ne vengano formate quantomeno di “virtuali”, fino al termine dell'emergenza, utilizzando programmi semplici, sicuri e creati appositamente per la giustizia e tutti i suoi operatori. Molte linee guida stabiliscono la trattazione di un numero di cause davvero irrisorio per il Tribunale di Roma: alcune sezioni ne prevedono 10, altre 6 al giorno, per ciascun magistrato! Ciò comporterà disservizi sempre maggiori per la giustizia, andandosi così ad accumulare ritardo su ritardo. Non si amministra così la giustizia: che si aprano i Tribunali tutto il giorno; che si stabiliscano nuovi orari di lavoro almeno per il tempo dell'emergenza per consentire la fruizione sicura per tutti; che si investano immediatamente risorse per realizzare programmi informatici che consentano tutti gli adempimenti da remoto e la celebrazione dei processi per quelle attività che richiedono oralità ed immediatezza, principi cardine del processo civile. Che si “FACCIA” qualcosa per la tutela dei diritti dei cittadini. Gli avvocati sono liberi professionisti e vogliono LAVORARE perché amano la loro professione, e vi si dedicano dando un grande contributo alla Società. Gli avvocati vogliono continuare a FARE gli avvocati! Fatecelo fare! E’ dovere delle Istituzioni renderlo possibile!seguono le firme degli Avvocati:Mauro Amiconi Paolo VoltaggioSabina Tonelli Rita De RossiAnna Maria Mancia Cristina AmidaniRoberta Andreotti Pierluigi PoggioliFederico Stranges Anna NotaroSusanna Lollini Elisa NeriPaola Petrilli Michela NataleGiancarlo Notaro Valeria ZappullaRaffaele Quaglietta Guglielmo Lomanno
Pubblicato da Laboratorio Forense su Venerdì 29 maggio 2020
Lettera Manifesto
On.le Presidente del Consiglio;
On.le Ministro della Giustizia;
On.li Presidenti del Tribunale e della Corte di Appello di Roma;
On.le Presidente del CNF;
On.le Presidente del COA di Roma;
A tutti i Colleghi
Roma, 22 maggio 2020
A pochi giorni dalla ripresa delle attività giudiziarie, il nostro punto di osservazione sul settore della giurisdizione civile registra gravi criticità nella amministrazione della giustizia.
Il legislatore (DL n. 18/2020 convertito in legge) ha previsto dal 12 maggio al 31 luglio 2020 (di fatto, considerando il periodo di sospensione feriale, deve intendersi fino al 01.09.2020) che i processi civili vengano celebrati con tre diverse soluzioni a seconda dei soggetti (parti, difensori, ausiliari del giudice, testimoni) che necessariamente devono partecipare alla udienza.
E precisamente:
– art. 83, comma sesto, lettera f): la c.d. “udienza da remoto”, nel caso in cui vi debbano partecipare i difensori e le parti;
– art. 83, comma sesto, lettera h): la c.d. “udienza cartolare” quando alla stessa debbano partecipare i soli difensori;
– art. 83, comma sesto, lettera g): nei residuali casi, rinvio ad altra udienza da fissarsi a data successiva al 31/7/2020.
Stiamo assistendo, invece, ad una serie infinita di rinvii, ad autunno 2020 nella migliore delle ipotesi, se non, nella maggior parte dei casi, direttamente al 2021.
Ma non basta, in quanto sono stati oggetto di rinvii anche procedimenti per i quali l’udienza era fissata in periodo successivo a quello c.d. cuscinetto (dal 12.05.2020 al 31.07.2020).
Noi avvocati ed i cittadini, inoltre, stiamo subendo le linee guida che ogni singola sezione del Tribunale di Roma e di tutti i Tribunali sul territorio nazionale, stanno inopinatamente adottando.
Nessuno ha ritenuto di chiedere agli avvocati di concertare e condividere detti documenti, al massimo ci si è chiesto di avallare decisioni già prese in altre sedi.
I magistrati sono diventati tutti legislatori?
Tante, troppe linee guida, tanti, troppi provvedimenti unilaterali che di fatto contengono un “nuovo codice di procedura civile” fatto su misura per ciascuna sezione e per ciascun distretto che oltretutto, in molti casi, prevedono nuovi e gravosi incombenti unicamente a carico degli avvocati.
Addirittura c’è qualche magistrato che, rinviando l’udienza di trattazione al 2021, avverte i difensori delle parti che se la domanda o le eccezioni si basano “su circostanze di fatto incontrovertibilmente differenti dalla realtà ovvero su principi di diritto contrari alla giurisprudenza stabilizzata della Suprema Corte di Cassazione, comporterà la sua autonoma valutazione in termini di spese processuali ex art. 96 comma III cpc per l’aggravio conseguitone, indipendente dall’esito del giudizio”, altri che hanno considerato inutile la celebrazione dell’udienza di ammissione dei mezzi istruttori decidendo sulle richieste degli avvocati senza avvertirli né richiedere l’invio di note per rendere almeno possibile una forma di contraddittorio;
noi avvocati chiediamo invece che si applichi il codice di procedura civile vigente e che siano rispettati i principi costituzionali;
noi avvocati vogliamo che le udienze si celebrino davanti a magistrati e non ad arbitratori: la Giustizia deve essere pubblica;
noi avvocati vogliamo tornare nelle aule di udienza e se il Covid 19 impedisce l’accesso a quelle “fisiche”, che ne vengano formate quantomeno di “virtuali”, fino al termine dell’emergenza, utilizzando programmi semplici, sicuri e creati appositamente per la giustizia e tutti i suoi operatori.
Molte linee guida stabiliscono la trattazione di un numero di cause davvero irrisorio per il Tribunale di Roma: alcune sezioni ne prevedono 10, altre 6 al giorno, per ciascun magistrato!
Ciò comporterà disservizi sempre maggiori per la giustizia, andandosi così ad accumulare ritardo su ritardo.
Non si amministra così la giustizia: che si aprano i Tribunali tutto il giorno; che si stabiliscano nuovi orari di lavoro almeno per il tempo dell’emergenza per consentire la fruizione sicura per tutti; che si investano immediatamente risorse per realizzare programmi informatici che consentano tutti gli adempimenti da remoto e la celebrazione dei processi per quelle attività che richiedono oralità ed immediatezza, principi cardine del processo civile.
Che si “FACCIA” qualcosa per la tutela dei diritti dei cittadini.
Gli avvocati sono liberi professionisti e vogliono LAVORARE perché amano la loro professione, e vi si dedicano dando un grande contributo alla Società.
Gli avvocati vogliono continuare a FARE gli avvocati!
Fatecelo fare!
E’ dovere delle Istituzioni renderlo possibile!
seguono le firme degli Avvocati
Mauro Amiconi Paolo Voltaggio
Sabina Tonelli Rita De Rossi
Anna Maria Mancia Cristina Amidani
Roberta Andreotti Pierluigi Poggioli
Federico Stranges Anna Notaro
Susanna Lollini Elisa Neri
Paola Petrilli Michela Natale
Giancarlo Notaro Valeria Zappulla
Raffaele Quaglietta Guglielmo Lomanno